Passato il Santo passata la festa, a quanto pare, anche Sanremo e la Rai non smentiscono il proverbio. Finito il Festival della canzone italiana gli ascolti del day time arrancano e quelli del sabato sera addirittura crollano. Dunque, ciò che resta della storia d’amore tra l’auditel dei record e la prima rete nazionale è solo “Una storia da cantare”, lo show affidato alla conduzione di Enrico Ruggeri e Bianca Guaccero che i telespettatori bocciano, settimana dopo settimana, e i social massacrano. Sabato, 22 febbraio, sono stata lì tra il pubblico, seduta su una delle poltrone dell’Auditorium di Via Marconi a Napoli, vi assicuro che se non fosse stato per il rischio di essere ripresa in diretta, a tratti, avrei ceduto volentieri all’abbiocco.
Il secondo appuntamento dello spettacolo, dei tre previsti, è stato dedicato a Mina e ho avuto l’impressione che quello che nelle intenzioni doveva essere un omaggio, ha rasentato spesso la parodia. La storia artistica e la vita della Tigre di Cremona raccontate male da un’accozzaglia di informazioni senza né logica né la giusta cronologia. Ho perso il conto delle volte in cui è stato annunciato che “la prossima canzone è stata l’ultima esibizione di Mina in pubblico”, su brani e contesti diversi però. Le hit più famose dell’artista interpretate, con arrangiamenti decisamente discutibili, da una carrellata di artisti che sono saliti sul palco a svolgere il compitino senza troppa convinzione, senza passione, senza emozione, della serie “Avanti il prossimo” e via. Ruggeri che puntualmente, a fine esibizione delle cantanti, ha sottolineato il divario incolmabile tra loro e Mina, generando quasi delle gag imbarazzate e imbarazzanti in cui le “comuni mortali” si sono prostrate chiedendo scusa “all’Altissima”.
Anche Danilo Rea, il grande pianista jazz che ha accompagnato la performance di Gino Paoli ha avuto il suo momento di disagio quando, sempre lui, Enrico Ruggeri poggiato al pianoforte come fosse al bar, gli si è piazzato avanti ma dandogli le spalle e nascondendolo al pubblico per tutta la durata della chiacchierata con il papà de “Il Cielo in una stanza”. Quando se n’è reso conto ha semplicemente esclamato “Scusa, Danilo, mi sono messo davanti, non ci sono abituato.”
Ecco, non ci è abituato, ed è evidente. E Bianca Guaccero? Così un contorno nella conduzione che ti dimentichi ci sia anche lei fino a quando non rispunta in scena.
Di certo la colpa non è la loro, che conduttori non sono, e stanno facendo del loro meglio. Le responsabilità di ascolti che non premiano sono di chi li ha scelti per metterli al timone di un programma brutto e fatto male nel sabato sera di Rai 1 e, per giunta, in concorrenza, o meglio in suicidio, con i 5 milioni e mezzo di telespettatori che, fazzolettino alla mano, non tradiscono Maria De Filippi e non rinunciano alla loro serata di lacrime, pigiama e C’è Posta per te.
Le poche note intonate, in una serata tutta stonata, sono state la standing ovation per Mietta, interpretazione intensa di “Io e te da soli” e forse un po’ urlata, ma il trottolino amoroso che è in ognuno di noi non dimentica e spera sempre che ritorni forte come lo era negli anni ’90. La raffinatezza di Tosca che ha interpretato “Luna Diamante” e apprezzati anche l’impegno e la simpatia di Arisa, accompagnata dalla chitarra di Federico Poggipollini, applauditissima dopo la sua versione di “Ancora ancora ancora”.
Cambio programma per la terza e ultima puntata prevista sabato 29 febbraio. Adriano Celentano prenderà il posto di Rino Gaetano, Pino Daniele e Enzo Jannacci. Non sarà l’ennesima scelta azzardata dopo il flop clamoroso di Adrian?