A Palermo vive Salvo (Salvo Ficarra), un ladro di arte sacra, ateo convinto. A Roccadimezzo Sicula vive Padre Valentino (Valentino Picone) un prete affascinato dalla potenza iconica del presepe. Due mondi, i loro, molto lontani ma che stanno per incontrarsi o meglio per scontrarsi, proprio alla vigilia delle festività natalizie: per magia, o per chissà quale altra ragione, Salvo e Valentino si ritroveranno, infatti, in un enorme presepe vivente. E’ la Palestina dell’anno zero, pochi giorni prima della nascita di Gesù…

I due si troveranno ad affrontare, quindi, un viaggio fantastico in un mondo lontano che li porterà soprattutto a conoscere sé stessi, i loro limiti ma anche a riscoprire il loro coraggio di fronte al pericolo di un Erode (Massimo Popolizio) incattivito dalla notizia della nascita del Re dei Re mettendo a rischio la loro stessa vita pur di salvare il piccolo Gesù.

Ficarra e Picone ci raccontano, come è andata e come ha preso forma il loro film.
«Questa volta è accaduto qualcosa di strano. Qualcosa che non c’era mai capitato né nella nostra vita professionale, né in quella privata. Ma vogliamo dirvi tutto con calma partendo dall’inizio.

I più alti dirigenti di Medusa, con i loro completi di grisaglia, preceduti dal capo del cerimoniale in alta uniforme e annunciati da sedici trombe vennero a portarci la lieta novella: farete il film di Natale.

Accogliemmo la notizia con il sorriso tra le labbra, che a loro sembrò una paresi: non vediamo l’ora di mettere mano al nostro primo Natale, replicammo loro, lungi dal pensare che quello sarebbe poi diventato il titolo.

Tornammo a casa e, comprate le migliori penne sul mercato e la carta più bianca e pregiata che esistesse, ci mettemmo al lavoro. Pensare di intrattenere al cinema intere famiglie satolle di panettoni e pandori, ci emozionava e ci riempiva di orgoglio e gratitudine verso Medusa che aveva scelto proprio noi.

Tutti abbiamo negli occhi le grandi storie americane piene di babbi natali ed elfi e renne volanti parlanti. Cosi ci immergemmo nella visione nello studio di centinaia di storie di Natale.

Una mattina, come per magia, la famosa magia di Natale, la storia si scrisse da sola: “durante le feste natalizie un ladro d’arta sacra ruba una preziosa reliquia dentro una chiesa di un piccolo paese di provincia”, queste le prime righe che vennero di getto. Una grande felicità s’impossessò dei nostri cuori e continuammo a scrivere per giorni e settimane e mesi certi di avere imboccato la strada giusta.

Cosi, completato il copione e indossato i nostri jeans di grisaglia, preceduti da un nostro amico cerimonioso e annunciati da uno squillo di telefonino, ci presentammo al cospetto di tutti i più alti dirigenti Medusa per porgere loro il nostro lavoro.
Lo lessero avidamente e ci diedero il loro benestare: si può fare!»

Siamo l’unica cellula vitale di un palazzo di via dei Mille dove abbondano badanti, cani antipatici e zanzare senza scrupoli. Beviamo più caffè che acqua e gli unici contratti a tempo indeterminato li abbiamo fatti alle sigarette. Passiamo la giornata a sfotterci, a spettinare idee, a soffrire con entusiasmo e a ricevere tutti i pazzi che riescono a trovarci. Il problema è che ritornano anche, perché ormai ci considerano una Onlus.

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