Salvatore Lampitelli in arte Sabba, musicista e cantante con un passato da ballerino, è l’ultimo vincitore di The Winner is, format di Canale 5 condotto da Gerry Scotti con Mara Maionchi e Alfonso Signorini a fare da giudici. Il percorso fatto nel programma e la vittoria finale gli hanno permesso di farsi conoscere, finalmente, al grande pubblico. Un tassello fondamentale che all’artista partenopeo mancava nonostante la lunga carriera, pur avendo solo 30 anni, e nonostante sia stato in tour nazionale per tanto tempo. I suoi sostenitori, sempre più numerosi e sempre più accaniti, hanno creato il gruppo “Sabba Fan Club” su FB dove hanno la possibilità di essere costantemente in contatto con il loro idolo. Invece, per quanto riguarda i live, lo si può seguire nel tour “Sabba e Gli Incensurabili suonano Battisti” e a teatro con il sempre atteso “Dignità autonome di prostituzione”, in scena al Teatro Bellini di Napoli durante le feste di Natale.
Sei il vincitore di The Winner is 2017, mi racconti questa esperienza?
Una bellissima esperienza in cui mi sono sentito rispettato come artista. Mi sono stati assegnati brani che mi rappresentavano musicalmente e stilisticamente e mi è stata data l’opportunità di duettare con un mito, Fausto Leali.
La tua è una storia molto forte e hai manifestato infatti il tuo desiderio di essere riconosciuto come artista. Dopo il programma senti di aver raggiunto questo riconoscimento?
Penso di sì. Sono stato a Canale 5 anche per questo, per dire davanti a tutta Italia che si può fare l’artista per 12 anni senza dover essere necessariamente in vetta alle classifiche. Tra l’altro nei precedenti 10 anni ho fatto il ballerino. Si può vivere benissimo e con grandi soddisfazioni anche parallelamente ai successi mondiali e universali. E poi, aldilà del riscontro della gente, era un’affermazione professionale che serviva in primis a me. Mi sento sereno: forse oggi sono più libero di prima.
The Winner is ti ha insegnato a “dover” credere in te stesso, hai detto… te ne sei fatto una ragione, finalmente, che sei un artista di gran talento?
Continuo ad avere difficoltà ad accettarmi come artista di gran talento ma ho cominciato realmente a credere in me e sto producendo decine di brani per essere pronto, a gennaio, a far uscire le mie nuove produzioni da solista. Produzioni figlie anche di Mara Maionchi, Gerry Scotti, Alfonso Signorini, del sostegno del pubblico votante e non votante di Mediaset e del supporto di grandi producer che stimavo già da tempo. Una cosa sento di dirla, a prescindere da come andrà, mi sento me stesso, il me stesso di oggi e di domani ed è questo che mi fa sentire più sereno di qualsiasi altra cosa.
“Siamo in un paese dove l’arte non viene riconosciuta per il suo giusto valore…” Premesso che sono d’accordo con te, vuoi approfondire questa cosa?
Beh, la mia storia parla per me. Per 10 anni sono stato ballerino, da dodici mi dedico alla musica in tutte le sue sfaccettature, come cantante, chitarrista, organizzatore e presentatore di eventi musicali di ogni genere, jam session, concorsi e festival, booking manager e tante altre cose. Sono miei, per esempio, il format “Ansia Jam”, e “L’Hinterland Music Festival”. Ho prodotto due album a cui sono seguiti due tour con oltre trecento date, tanti progetti con altre band e grandi musicisti, un casino di premi e targhe di riconoscimento anche come cantautore… Eppure, ancora mi chiedevano quale fosse il mio vero lavoro. Serviva, forse, una prima bandierina su questo percorso, che vedo ancora lungo e in salita, una salita piena di sudore e duro lavoro. La vita di un musicista non inizia a 16 anni e non finisce a 30. La vita di uno che ama la musica comincia dal DNA e non smette mai di farsi domande e migliorarsi, neanche quando il corpo dice “ciao”. Ci porteremo nella tomba il nostro amore e la nostra curiosità, nella speranza di aver lasciato questo sentimento a qualcuno.
Da ballerino a musicista e cantante, com’è avvenuto questo cambiamento di rotta?
Ero a Blackpool, in Inghilterra, insieme ai ballerini della mia scuola di danza, tutti iscritti alla Federazione Italiana Danza Sportiva, dove ci siamo qualificati tra i primi in una competizione internazionale. Ero in classe A e, a stretto giro, a soli 18 anni, avrei cominciato a fare il maestro di danza… ecco, mi sono semplicemente reso conto di non essere sicuro che quella fosse la mia strada. Avevo altro da dire, altro da fare e così sarà sempre. Dobbiamo imparare ad accettare la nostra curiosità e voglia di metterci in gioco. La versatilità non è un difetto.
Le tue fonti d’ispirazione?
I cantautori italiani, da Tenco a Gaber, passando per Lucio Dalla, De Gregori, Piero Ciampi, Rino Gaetano, Battiato… insomma tutta la grande musica italiana. Tutta, non un genere piuttosto che un altro. Italiana, inglese, americana, la grande musica è bella tutta. Provo a fare ancora qualche nome: Elton John, Tom Waits, Vinicio Capossela, Daniele Silvestri, Caparezza, The Showmen, di cui abbiamo fatto la cover “Basta che mi vuoi”, Mogol e Battisti, omaggiati in un progetto spinoff con la mia band di inediti, gli Incensurabili. E poi Rag’n’Bone Man, Gregory Porter, gli Aerosmith… il blues! Il blues, soprattutto!
Sabba e Gli Incensurabili, chi sono e come sono nati?
Gli Incensurabili sono la band di inediti che abbiamo messo su io, Luca Costanzo, bassista e Alessandro Grossi, flautista/sassofonista/audio engineer, insieme ad Alessandro Mormile, chitarrista, che ora lavora in un music store in UK e Francesco Del Prete, figlio del batterista Franco, ex The Showmen e Napoli Centrale, col quale ho collaborato al disco L’Ultimo Apache uscito con Rai Trade nel 2010. Nascono dall’esigenza di unire melodie semplici, ironia e sarcasmo condite da una simpatica critica sociale su note blues e spirito “stradaiolo”. Pur producendo ormai i miei nuovi singoli in autonomia, come solista, loro sono ancora la band che mi accompagna per il progetto “Sabba e Gli Incensurabili suonano Battisti”. Intanto ci godiamo gli strascichi e i feedback delle canzoni dei nostri dischi che sono rimaste addosso alle persone.
Insieme avete due dischi all’attivo, come siete cambiati tra il primo e il secondo disco?
Beh, siamo cambiati tantissimo nel linguaggio, sia lirico che melodico e musicale. Io trovo “Sogno e Son Fesso” la maturazione, se non l’evoluzione di quel linguaggio. Molti affezionati alla schiettezza quasi “di pancia” di “Nessuno si senta offeso”, il primo disco, invece continuano a identificarci come quei ragazzini del 2012. Ma oggi sono un ragazzo di 30 anni, ho introiettato altra musica, altri insegnamenti, altri consigli. Mi sento maturo su alcuni punti di vista, seppur ingenuo e istintivo come sempre. Credo che un primo segno di onestà verso se stessi e gli altri sia riconoscere di essere cambiati, avere il coraggio di affrontare questo cambiamento, e non proporre mai al pubblico la macchietta di se stessi, solo per far contenti loro. Facciamo un mestiere creativo, la cosa più importante che abbiamo è l’onestà rispetto a ciò che ci piace, anche se è totalmente diverso da ciò che ci piaceva 10 anni fa. Una forma di onestà che amo è accettare con serenità il proprio cambiamento. Oggi siamo in stand by e io sto percorrendo una nuova strada da solo.
Però insieme suonate Battisti…
Ci siamo messi un attimo in pausa, dopo un tour nazionale lunghissimo, per proseguire solo col percorso dedicato a Battisti. Ci stimola suonare quei brani, è prima di tutto un percorso di studio e di ricerca che facciamo, oltre che un progetto commerciale e commerciabile per club e teatri.
Come li vivi i live?
Con la stessa emozione di sempre, ce ne sono alcuni che ti mettono più tensione di altri, il teatro, per esempio, è tutta un’altra atmosfera. Anche nei club o sui palchi le sensazioni sono diverse tra loro ogni volta ma da quando ho cominciato, e spero sia sempre così, c’è sempre stata l’insicurezza, la tensione, l’emozione rispetto a ciò che stava per succedere. Abbiamo il compito di comunicare con le persone attraverso un linguaggio che amiamo, non sempre è facile. Non lo si può dare per scontato, mai.
Dal 26 dicembre al 7 gennaio ritorna al Teatro Bellini “Dignità autonome di prostituzione” e tu ne fai parte. Per chi non l’avesse ancora visto, cosa succede in questo spettacolo che ormai non è più un esperimento?
E’ uno spettacolo da record! Dieci anni di sold out e grandi successi in tutta Italia e anche fuori dai confini nazionali. Recentemente a Tarragona, in Spagna, l’ennesimo grande risultato. Pochi giorni fa a Roma, a Largo Venue, abbiamo festeggiato il decennale di questo spettacolo davanti a migliaia di persone ed è stato davvero emozionante. Sul funzionamento dello spettacolo, però, non voglio spoilerare nulla. Posso solo dire che consiglio a tutti una buona dose di “Arte Dignitosa” a dicembre e gennaio a Napoli. Non ci sono motivi validi per non assumere un po’ delle nostre “pillole di piacere teatrale”. E chissà che prima o poi io non riesca a dire anche due battute oltre che cantare. Consigliatissimo!
Tante collaborazioni importanti e di successo, tanti progetti già realizzati… quali sono quelli che realizzerai?
Sono felice delle mie collaborazioni, ho sempre avuto la fortuna di essere stimato e di lavorare con artisti di indiscutibile valore e pregio. Mi rende orgoglioso del mio percorso, perché rispecchia la mia voglia di qualità, e non solo la mia esigenza di comunicare. Non mi sono mai chiesto niente di particolare se non chi fossi oggi, chi fossi stato ieri. Difficilmente faccio progetti sul domani, semmai sul dopodomani. Cerco di ragionare con pazienza sul lungo percorso. Perché se ami la musica è un trauma insormontabile doverla lasciare. Credo che se la fortuna mi assisterà ancora, come è successo finora, con naturalezza, ma con la stessa gioia e la stessa determinazione, arriveranno nuove soddisfazioni. Non è vero che bisogna fare i salti mortali. Basta solo non aver paura di allungare la gamba. Io di paura, oggi, non ne ho. Ho solo voglia di scoprire nuove strade, come da sempre!
Quelli che vorresti realizzare?
Beh, mi piacerebbe collaborare con tanti artisti. Fare un nome piuttosto che un altro sarebbe riduttivo. Come dicevo prima, tutta la bella musica merita la mia ammirazione. Vorrei togliermi, però, lo sfizio di duettare con Nina Zilli o invitare Clementino per un featuring in un mio singolo. Se proprio mi chiedi un sogno nel cassetto, è quello di condividere il palco con artisti come Gregory Porter, Rag’n’Bone Man, John Mayer, ovviamente in qualità di spazzino per il palco e per il backstage, di più non saprei fare!
Sei felice?
Il principe Antonio De Curtis, in arte Totò, diceva che la felicità è fatta di attimi di dimenticanza. Preferisco pensare di essere un po’ più sereno di qualche tempo fa, questo sì. Qualche bandierina pian piano l’abbiamo messa, ora manca un solo tassello: l’amore. Ci si sente sempre un po’ incompleti senza. L’amore di una donna, ancor meglio l’amore per una donna, sarebbe un bel turbo per emozioni e sensazioni quotidiane. Ce ne vorrebbe un po’, e lo auguro a tutti. Possiamo negare che non sia così?